Unita' d'Italia: la grande strage taciuta
Si e' festeggiato il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Si e' detto che da sinistra a destra quasi tutti hanno
celebrato questa ricorrenza con molto calore. L'eccezione scontata e' quella dei leghisti ma la grande novita' viene da un
gruppo di stampo "meridionale" che promuove il revisionismo storico. Un insieme eterogeneo di modi di pensare, costituito da
movimenti e partiti politici, che afferma l'idea che nel 1861 il Sud non e' stato liberato (come vuole farsi credere) bensi'
invaso, razziato di gente e di risorse. Un Lega all'inverso? Non sembra, dato che dalla sua parte questa corrente ha
documenti originali e intenti pacifici. Ma cosa accadde davvero 150 anni fa?
Il Sud all'epoca si chiamava Regno delle due Sicilie e vantava di grande prestigio e ricchezza. Vigevano regole che ancora
oggi in Italia non sono riusciti ad approvare (come quella sulla cittadinanza: un figlio di stranieri nato su suolo nazionale
poteva al conseguimento del diciottesimo anno di eta' decidere se diventare cittadino) e venivano sperimentate le nuove
tecnologie (Napoli fu una delle prime citta' europee in cui si accesero le luci elettriche; la Napoli-Portici e' stata la
prima ferrovia costruita in Italia). Cosa aveva da invidiare questo Stato? Perche' mai avrebbe dovuto avere voglia di
annettersi ad un'area in forte crisi come lo era il Piemonte a quei tempi?
Questi quesiti hanno una sola risposta: il Regno
delle due Sicilie e' stato invaso. Di questa invasione se ne hanno i documenti. I piemontesi, aiutati dagli inglesi e dai
francesi, entrarono in guerra con il Sud. Nulla di nuovo, direte: ogni conflitto comporta sacrifici. Il problema giunge
quando il popolo, fedele ai suoi governanti e cosciente di star vivendo una tragedia, si e' ribellato. I piemontesi uccisero
più di un milione di persone, comprese donne e bambini, bruciando intere cittadine e sciogliendo i corpi nella calce viva.
Stupravano le donne e uccidevano i familiari che cercavano di difenderle. Questo popolo feroce e belligerante addito'
chiunque non fosse d'accordo con la loro linea di pensiero come "brigante": gli uomini erano criminali, le donne aiutanti di
criminali e i bambini futuri criminali. Con questa scusa, furono massacrate intere famiglie, persone che non avevano altra
"colpa" di essere parenti di insorgenti. Vennero deportati in massa migliaia e migliaia di persone verso il nord, a volte
addirittura a piedi. Molti furono condotti in un carcere, quello di Fenestrelle, la cui scritta sopra l'entrata recitava
"Vali cio' che produci". Era il primo lager europeo, fonte di ispirazione di Hitler. All'interno le persone venivano
addossate in luoghi sudici e mezzi nudi dovevano sopravvivere nel clima rigido del nord. Non solo, i piemontesi solevano
sfondare porte e finestre per esporli maggiormente alla rigidita' del clima. Ma la gente del Sud non aveva pace neppure da
morta: un noto individuo, al nord chiamato "studioso" ed a cui a' dedicato un museo, ha dedicato la sua vita a studiare i
crani di deportati per attestarne l'inferiorita' rispetto alla "razza del nord".
Il resoconto di cio' che viene narrato nei documenti ufficiali puo' andare avanti per molte righe. Cio' che piu' questo
gruppo "meridionalista" tiene a comunicare e' che non vuole rivolgersi al passato, attaccandosi a fatti di inaudita violenza
e tragicita', bensi' al futuro. Da 150 anni infatti il Sud versa in condizioni pessime, sfruttato dall'Italia. Cio' a cui
mira questo gruppo e' il riscatto civile ed economico e il loro sogno e' quello di riportare il Sud agli antichi splendori
dovuti ad una ricchezza territoriale, culturale ed economica. Per maggiori informazioni, potete leggere il libro di Pino
Aprile "Terroni", edizioni Piemme.